“Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i due vicepremier che avevano giurato e spergiurato che “sulla manovra non arretreremo di un millimetro”, che “dello spread e dei funzionari europei ce ne freghiamo”, che “molti nemici, molto onore” e che prendevano in giro il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, definendolo un “vecchio ubriacone, lo piegheremo entro Natale”, alla fine, proprio prima di Natale, si sono arresi. La bandiera bianca è stata alzata dal Governo ieri a Bruxelles, proprio davanti al presidente Juncker, quando il premier Giuseppe Conte ha fatto un passo indietro e ha proposto alla Commissione di abbassare il rapporto deficit/Pil nominale per il 2019 dal 2,4% al 2,04%, riducendo così l’entità della manovra di circa 8 miliardi di euro.
Il risultato è stato descritto dal presidente Conte come il massimo ottenibile e, almeno per lui e per il ministro dell’Economia Giovanni Tria, rappresenta una vittoria sui due vicepremier Salvini e Di Maio. Conte ha dichiarato che con questo accordo si rispettano le regole europee non modificando le due misure cardine come il reddito di cittadinanza e la quota 100. Questa posizione non corrisponde ovviamente a verità. Innanzitutto perché la Commissione Europea, per voce del commissario europeo agli affari economici Pierre Moscovici, ha già dichiarato che questa riduzione non è sufficiente e che occorre procedere nella trattativa. Il motivo è tutto finanziario. Con un deficit/Pil nominale al 2,04% il deficit strutturale per il 2019, l’unico sul quale la Commissione ragiona, sale anziché scendere. E non dobbiamo dimenticarci che il programma di riduzione del deficit strutturale concordato dal precedente Governo Gentiloni con Bruxelles prevedeva una riduzione del deficit/Pil nominale per il 2019 pari allo 0,8%, proprio per permettere una riduzione dello strutturale dello 0,6%. Con la proposta Conte tutto questo non avviene. Non si capisce per quale motivo la Commissione dovrebbe quindi accettarlo”.